Il cane del Chapas (di Laura Ciccarelli)
Gen 15, 15
Laura Ciccarelli
Insegnante
La nostra prima volta. Ci vediamo poco, ma tutte le volte racconta delle storie che hanno dell’impossibile, ma sono vere. Ha grande ironia e una notevole tenacia.Il cane del Chapas
Messico, 1993
La foto. L’ho trovato in una passeggiata in un paese in mezzo ai boschi: c’era brutto tempo e il colore che ricordo di più era il rosso.
Ho due anni, ma ne dimostro dieci, lo so.
Però non è colpa mia: il segno che mi vedi sulla gola è quello di un collare a strozzo, che non cresceva mentre io diventavo più grande (ma non più robusto). Stavo alla catena, all’aperto, vivevo con poca acqua e poco cibo, ma la mia energia era tanta, era l’energia che hanno tutti i cani giovani, anche quelli che possono esplorare uno spazio molto limitato. Ero una vera esplosione di forza, e il mio padrone non sapeva come contenermi né come nutrirmi: aveva poco anche per sé. Mi bastonava ogni tanto per farmi stare buono, per farmi smettere di abbaiare. Io comunque gli volevo bene, gli leccavo le mani quando smetteva di picchiarmi, come fanno tutti i cani che si rispettino.
Pensavo che quella fosse l’unica vita possibile.
Poi è arrivato Lui: un ragazzo di quindici anni, con i capelli neri e gli occhi da cane, come me. Ha visto la mia energia e mi ha voluto subito bene, mi ha portato via con sé e mi ha dato un nome. Non avevo un nome prima. Ora ce l’ho e ne vado orgoglioso, quando mi chiama corro e sono felice.
Ora io sono TACANA’, come il nostro vulcano, perché Lui dice che dentro ho un’energia esplosiva. Il collare a strozzo non c’è più, non ci sono le botte. Ricordo ancora la mia vita di prima, ma adesso intorno a me ci sono i colori delle piastrelle di questo muro.
Adesso c’è Lui.
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