Gli occhiali di Sana’a (di Aldo Torchiaro)
Feb 19, 15
Aldo TorchiaroGiornalista e ConsulenteLa nostra prima volta. A Nessuno Tv, nel 2004. Sempre in movimento. Sempre agitato. Sempre informato sulle cose più stravaganti.Gli occhialiAd un mercato a Sana’a, nell’agosto del 1997.La foto. Fare foto particolari in qualsiasi luogo dello Yemen era molto facile… a distanza di tempo quegli scatti mi emozionano ancora.
Hassan, vederne, ne ha viste tante. Sana’a, la sua città, offre allo sguardo sempre più di quanto la sua vista ammetterebbe. I colori del mercato di Bab al-Sabah esplodono nell’iride. Il verde e il viola delle vesti delle donne, il candore del mashedda sulla testa, lo zafferano e il cumino del suo banco di spezie rimangono nelle mani e impregnano l’aria. E intorno, i riflessi del sole accecano, scintillano sul metallo delle monetine.
Hassan ha un compito, ogni mattina, prima di iniziare a esporre la merce. Accompagna la più piccola delle nipotine a scuola, la sezione infantile della grande Tala’i, dove era andato a studiare anche suo figlio. Quando cammina con lei, in strada, non parla mai. Guarda i sandalini di pelle d’asino che sorreggono l’ombra esile della bambina. E pensa a come deve essere, frequentare una scuola. Cosa avviene, di preciso, lì dentro? E’ vero che lì non entra mai la sabbia, perché rovinerebbe i libri? Mentre prova a immaginarlo, pesta con più forza la foglia di menta che non dimentica mai di mettere in bocca, quando esce di casa.
Hassan ha un compito, ogni mattina, prima di iniziare a esporre la merce. Accompagna la più piccola delle nipotine a scuola, la sezione infantile della grande Tala’i, dove era andato a studiare anche suo figlio. Quando cammina con lei, in strada, non parla mai. Guarda i sandalini di pelle d’asino che sorreggono l’ombra esile della bambina. E pensa a come deve essere, frequentare una scuola. Cosa avviene, di preciso, lì dentro? E’ vero che lì non entra mai la sabbia, perché rovinerebbe i libri? Mentre prova a immaginarlo, pesta con più forza la foglia di menta che non dimentica mai di mettere in bocca, quando esce di casa.
Ne ha viste tante, Hassan, e adesso perfino le bambine che imparano a leggere, scrivere, fare di conto. Contare, sì: come i maschietti. E lui ne va fiero, perché anche se qualcuno, nella moschea vicino alla sua, continua a dire che non sono cose da farsi, lui la sua nipotina la porta a scuola, eccome. Ogni mattina, come instillando goccia a goccia una piccola ribellione quotidiana.
E’ forse per sentirsi più vicino al mondo della scuola, per rappresentarsi come un frequentatore sia pure solo del portone della Tala’i, che un giorno ha deciso di comprarsi quegli occhiali nuovi. Occhiali preziosi per il sole, per tenere sempre alto lo sguardo. Lenti opache che lo aiutano a leggere, se non i libri, l’espressione dei compratori che si fermano a trattare. Dalle rughe che stirano e lo sguardo che fanno, intuisce subito se alzare, abbassare o confermare il prezzo delle spezie. Dietro quegli occhiali disegna un timido sorriso sul suo volto, Hassan.
Per chi vive a Sana’a, dove se ne vedono tante, continuare a sorridere è necessario.
* Tributo alle 6 vittime e ai 12 feriti dell’attentato del 30 marzo 1997 alla scuola Tala’i di Sana’a, dove persero la vita il preside dell’istituto, Asma Abd al-Bari, il professor Muhammad Yahya al-Ulufi, Husayn Ali Qa’id al-Ba’dani, Ali Muhammad Muqbil al-Awadi, Imad Muhammad al-Raymi e una bambina, mai identificata, sepolta con i suoi sandali di pelle d’asino.
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