Strumenti di rappresentazione (di Mannes Laffi)
Ago 18, 15
Mannes Laffi
Grafico
La nostra prima volta. Mio padre e suo padre erano amici. L’ho conosciuto quando eravamo già grandi e lui suonava nei Fagiani, il gruppo più simile ai CCCP Fedeli alla Linea che ci fosse in giro per l’Italia.Strumenti di rappresentazione
Roma, 2014 (iPhone)
La foto. Miltos Manetas è un artista visionario e coinvolgente: un cittadino del mondo al quale basta poco per lasciare un segno. Qui eravamo in un suo studio temporaneo nei locali dell’Istituto Svizzero nella meravigliosa Villa Maraini, a due passi da via Veneto.
Miltos Manetas è un pittore che utilizza il mondo della tecnologia digitale, computer, video, smartphone, joystick, cavi e accessori vari come soggetto della propria pittura.
Nei suoi quadri indaga come le persone interagiscono con gli strumenti della comunicazione contemporanea, ritraendo donne, uomini o gruppi davanti a un computer o mentre utilizzano un telefonino o autoritratti su un display di cellulare in una moderna versione del mito di Narciso. Una rappresentazione in pittura della vita quotidiana ai tempi della rivoluzione tecnologica, culturale e antropologica degli ultimi ventanni.
Questa fotografia (realizzata anch’essa con smartphone) è la sintesi, come solo la fotografia può fare, del lavoro di Manetas: in primo piano gli strumenti del pittore classico con pennelli, diluenti, tubetti, tele, disegni su muro e in secondo piano, ma in una prospettiva centrale, un gruppo di persone davanti all’icona dei personal computer, un Apple Imac 27″, che nasconde il volto di chi lo sta utilizzando (l’artista?).
Un computer come strumento per dipingere quadri che hanno come soggetto i computer stessi e il mondo digitale, un corto circuito di segni e significati, di alta e bassa tecnologia, metafora della complessità quotidiana che cerchiamo continuamente di capire o, come Manetas, di rappresentare.
Nei suoi quadri indaga come le persone interagiscono con gli strumenti della comunicazione contemporanea, ritraendo donne, uomini o gruppi davanti a un computer o mentre utilizzano un telefonino o autoritratti su un display di cellulare in una moderna versione del mito di Narciso. Una rappresentazione in pittura della vita quotidiana ai tempi della rivoluzione tecnologica, culturale e antropologica degli ultimi ventanni.
Questa fotografia (realizzata anch’essa con smartphone) è la sintesi, come solo la fotografia può fare, del lavoro di Manetas: in primo piano gli strumenti del pittore classico con pennelli, diluenti, tubetti, tele, disegni su muro e in secondo piano, ma in una prospettiva centrale, un gruppo di persone davanti all’icona dei personal computer, un Apple Imac 27″, che nasconde il volto di chi lo sta utilizzando (l’artista?).
Un computer come strumento per dipingere quadri che hanno come soggetto i computer stessi e il mondo digitale, un corto circuito di segni e significati, di alta e bassa tecnologia, metafora della complessità quotidiana che cerchiamo continuamente di capire o, come Manetas, di rappresentare.
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