A proposito di “pensare lungo”

Mar 17, 17 A proposito di “pensare lungo”

Su Facebook ho postato questa sintesi che ha ricevuto diverse reazioni… per non farla perdere nei meandri della cronologia del social, appunto questo post anche qui…

“Qualche giorno fa ho rilasciato un’intervista a Stefano Salomoni del Nuovo Diario, nell’ambito degli articoli che questo giornale sta pubblicando in vista delle elezioni del sindaco e del consiglio comunale del prossimo anno.

Il mio approccio – inevitabilmente, dato che guardo le cose di Imola da lontano – è metodologico. Il nuovo governo della città non potrà essere scelto preoccupati solo di una gestione ordinaria della città (che pure non va sottovalutata), ma le forze politiche che hanno maggiori responsabilità devono mettere in campo un progetto fondato su “pensieri lunghi” che possano porre solide basi per definire lo sviluppo della città dei prossimi 20 – 30 anni.

Alcune cose, su come saremo, già le sappiamo. Ad esempio abbiamo chiaro che ci sarà una popolazione più vecchia, tendenzialmente vivremo in case più piccole, il nostro livello di conoscenza e di utilizzo delle tecnologie sarà molto elevato, almeno il 40% dei lavori che si fanno oggi sarà estinto, la carta stampata sarà per collezionisti…
Per questo suggerisco che prima di parlare di nomi su chi sarà il candidato del centro-sinistra (con il trattino sempre più evidente) è fondamentale il progetto di cui, alla fine, il nuovo sindaco sarà motore e garante; quale squadra lo interpreterà; quale percorso sarà messo in moto per giungere a questo obiettivo.

Senza presunzione (peraltro sono cose già al centro dell’attenzione) suggerisco 4 spunti per rendere più concreto questo mio pensiero, sapendo benissimo che fin qui è stato fatto un lavoro più che buono, che bisogna valorizzare e sviluppare molte cose già oggi in campo, ma su altri temi è obbligatorio andare oltre e – se vogliamo usare le parole della politica – fare scelte di discontinuità.

  1. Mi capita in questi mesi di frequentare la Casa di Riposo. Mi ha colpito positivamente il grado di disponibilità, sensibilità e qualità degli operatori del quel servizio. Nella sanità imolese credo che questo sia un valore straordinario. Ora, dal punto di vista strategico, dobbiamo fare tesoro di questo elemento e pensare a come combinare progetti di sviluppo dei servizi che fatalmente non potranno fare esclusivo affidamento alle risorse pubbliche o al reddito da pensione dei singoli. Sperimentare modelli di un welfare che coinvolge il privato è ormai un tema uneludibile e le dimensioni della nostra realtà possono aiutare un dialogo e una progettazione con soggetti ed imprese del settore (banche, assicurazioni, imprese, associazionismo, università). Su questo fino ad oggi non siamo andati molto oltre all’enunciazione teorica del problema, ora a mio parere si deve passare alla sperimentazione di progetti.
  2. Il web non è più un oggetto strano: è parte della nostra vita e lo sarà stabilmente. Naturalmente il suo sviluppo prescinde da noi, ma sempre più il carattere locale della rete puó rendere più amichevole il rapporto con la tecnologia ed essere – meglio di oggi – uno strumento di socialità dolce. Io non so se si possa pensare a un “piano locale per una socializzazione gentile” su un piccolo territorio, ma certamente coinvolgere il sistema di relazioni esistente (sindacati, commercianti, imprenditori, agricoltori…) e gli organi di informazione e comunicazione (privati e pubblici) definendo una rete di consegna a domicilio di beni e servizi che abbia finalità: relazionali per le persone che abitano da sole; commerciali di valorizzazione e commercializzazione di prodotti a km 0. In questo io vedo che la politica non possa essere uno spettatore, tanto che il tema della messa in rete dei propri servizi, la trasparenza, l’anagrafica, i big data debbano trovare una responsabilità stabile e più pesante nei prossimi assetti di governo locale.
  3. Mi è successo, anche in giro per il mondo, di sentire parlare di SACMI. In quei momenti mi sono sentito orgoglioso di essere imolese, perchè questa azienda è frutto della mia e della nostra storia. Anche nella sua origine legata a momenti molto difficili per i lavoratori imolesi c’è la spiegazione di come le radici di una storia possano essere un elemento immateriale che influenza il successo di un gruppo capace di modernizzarsi e crescere. Mi viene in mente quando mi raccontavano che la luce dell’ufficio di Aldo Villa era sempre accesa come a dire che intelligenza, applicazione e passione nel lavoro, alla fine, portano dei risultati anche nel tempo. Ora io credo che non si possa prescindere anche in futuro da un patto tra la città e le sue grandi imprese – faccio l’esempio di SACMI perché è quella più chiaro – e da una condivisione di obiettivi. Bill Gates in questi giorni ha sollevato il tema di una tassa per le aziende che usano robot in sostituzione dei lavoratori. Non so se questa sia la strada giusta, ma di certo il tema della responsabilità delle imprese verso il territorio è cruciale, da discutere alla luce del sole.
  4. Le eccellenze della nostra città sono un vanto, ma non sono acquisite una volta per tutte. È da molto tempo che non parlo con il Maestro Scala, ma di certo con lui possiamo condividere pensieri di strategia e la sua visione larga (ancorché settoriale) e la sua esperienza ci possono dare spunti di riflessione e io ritengo che anche su questo una visione di città possa essere utile. Dell’autodromo so poco. Mi piace la linea di sviluppo che ha seguito, ma penso che accanto ad una direzione commerciale vada strutturata una direzione artistica di alto profilo, capace di trattare con le grandi agenzie di organizzazione degli eventi, ma che abbia facilità a parlare direttamente con le star proponendo idee per valorizzare l’Enzo e Dino Ferrari come uno dei grandi palcoscenici europei”.

 

Questa è l’intervista pubblicata:

Intervista Diario

La mia intervista al Nuovo Diario Messaggero

Ho usato le virgolette, perchè l’espressione “pensieri lunghi” è di Enrico Berlinguer…