La scelta del candidato non è (solo) una partita a scacchi
La discussione politica imolese, in questi giorni estivi, non si stacca da aspetti che mi verrebbe da definire formali. Lo testimoniano due interviste che ho letto su Leggi La Notizia, il giornale on line inventato dal mio amico Valerio Zanotti.
E’ chiaro che il PD (per voce del segretario Marco Raccagna) ha tutto l’interesse ad avere delle primarie di coalizione perché, anche per una questione di regolamento, sarebbe pressoché certo di presentare un solo candidato di partito ad elezioni di coalizione. D’altra parte è altrettanto evidente che gli alleati di centro e di sinistra del PD abbiano voglia (in certi casi necessità) di chiamare a raccolta i propri militanti per mobilitarli in vista di una campagna elettorale che secondo me non può essere considerata così tranquilla (i segnali potremmo vederli anche nelle urne, domenica prossima quali saranno i risultati dei ballottaggi). Anche ad Imola un eventuale secondo turno sarebbe un’eventualità davvero pericolosa per il centrosinistra nella nostra città e se c’è chi dà per scontata una vittoria, sbaglia di grosso.
Vedo che anche vecchi amici scafati e dallo sguardo lungo come Vittorio Feliciani, pongono il problema di scegliere il candidato nel PD, per paura di trovarsi nella condizione di essere costretti “a mangiare quella minestra o saltare dalla finestra”. Il rischio c’è, se non succede nulla nei prossimi mesi, ma una prospettiva di scelta solo interna al PD a me pare troppo ristretta e, se vogliamo, un po’ troppo old style.
Il punto è come si seleziona la candidatura, perchè è evidente che si deve trattare di un percorso partecipato anche perché non è che ogni candidato può portare avanti qualsiasi cosa dal punto di vista dei contenuti: la discriminante sono i gli obiettivi di governo e la credibilità personale e politica di chi sarà in grado di aggregare attorno a se la squadra adatta a guidare la città e il territorio nei prossimi anni. Ecco perché non mi piace molto questa discussione priva di visione programmatica, quasi che la candidatura sia solo frutto di una partita a scacchi tattica e sono abbastanza sorpreso che le indicazioni che fin qui si scorgono nella discussione dal segretario del PD siano tanto generiche e banali…
Il PD ha il massimo di responsabilità in questa fase e, come ho già detto, il segretario farebbe cosa saggia per il proprio profilo politico e per la propria credibilità a porsi come arbitro di questo processo, non come giocatore. Sarebbe un atto di generosità politica e culturale che credo sarebbe molto apprezzato non solo nel partito, ma anche tra i possibili alleati.
D’altra parte dimostrarsi aperti è un elemento che potrebbe diventare assai interessante anche nelle dinamiche di aggregazione delle forze avversarie, tanto da mettere in grave difficoltà sia Il M5S che, soprattutto, il centrodestra imolese e i suoi personaggi in cerca d’autore.
D’altronde presto le nebbie si solleveranno, per amore o per forza, e a quel punto spero che gli elementi di innovazione, discontinuità ed accelerazione di processi positivi innescati sul piano del governo verranno fuori, perché le idee e i contenuti innovativi sono i soli in grado di mettere in moto quelle energie ed quell’entusiasmo che ora paiono sopiti.
Commenti recenti