Col pragmatismo si superano l’indisponenza e la noia
Sabato scorso sono andato a Piazza Santi Apostoli per ascoltare il discorso di Giuliano Pisapia, persona che stimo e che ritengo abbia fatto delle cose molto importanti per Milano, per la cultura di governo della sinistra italiana e che possa essere una risorsa importante del centrosinistra. Pensavo che – anche per la sua vicinanza con Gad Lerner – avesse studiato un discorso importante, con un piglio diverso rispetto al suo mood abituale. Credevo che questa sua discesa in campo fosse l’annuncio della nascita di un Corbin italiano, da affiancare – in una logica di voto proporzionale – al Macron/Renzi italiano. La somma di una sconfitta britannica (più che onorevole) e di un trionfo transalpino potevano, nella mia fantasia, dare una scossa positiva alla politica italiana, se non altro per chi tifa per il centrosinistra (con o senza trattino, poco importa)
Non posso dire che sia stato deluso, perchè l’esperienza e la frequentazione dei luoghi della politica allenano ad assorbire tante cose. Ma certamente mi sono annoiato. Valeva la pena andare perchè sono stato contento di vedere tanti amici che credono ancora che la politica abbia un senso e che valga la pena provare di percorrere tutte le strade che si aprono per dare una mano. Per esserci: nonostante la stanchezza. Ma di certo non sono troppo ottimista sulla possibilità che la sinistra possa rapidamente elaborare una strategia vincente, in vista delle prossime elezioni politiche.
La sintesi migliore della situazione politica attuale, o almeno quella che io condivido di più, la fa oggi sul Corriere della Sera il Sindaco di Milano. Lui come me sta dalla parte del PD, ma – come me – vede diverse lacune di una leadership dinamica, energica e generosa, ma che stenta sempre più ad aggregare invece tende a dividere sempre più, logorando i rapporti anche con le persone a lui più vicine.
Cosa c’è che non va in Renzi?
«Come sempre si torna a lui. Io lo apprezzo, perché non è afflitto dalla tipica voluttà della sconfitta che caratterizza la sinistra italiana. Le primarie gli hanno dato ragione, e le primarie si rispettano. Detto questo, Renzi è un po’ indisponente. Lo sa anche lui. Resta da capire se questo suo modo d’essere fa arrabbiare solo i compagni di viaggio della politica, o anche gli elettori. Lo vedremo presto, alla resa dei conti. Io all’assemblea dei circoli Pd, con la libertà di uno che non ha la tessera, mi sono sentito di fargli presente che le amministrative sono state un campanello d’allarme».
Io sono tra quelli che guardano al passato con grande rispetto e cercano anche di interpretarlo, oltre che studiarlo per dare ai fatti la giusta collocazione. Trovo che in ogni caso non si stava meglio quando si stava peggio e ritengo che le risposte su ciò che la sinistra di governo debba essere non sono alle nostre spalle, ma davanti a noi: nell’utilizzo degli strumenti di presente, ma con la consapevolezza che non tutte le strumentazioni della politica del passato siano superate o da gettare alle ortiche. Ascoltare, mediare, tenere insieme teste diverse, andare oltre le proprie radicate convinzioni è un ricchezza, non un intralcio… Credo che il pragmatismo di un uomo come Sala possa essere davvero utile.
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