L’essere molto colti non rende immuni dal dire una sciocchezza
Tomaso Montanari è uomo di grande cultura e di notevole piglio da polemista. L’ho conosciuto in un viaggio in auto da Firenze con Sergio Staino nell’aprile del 2014, mentre andavamo all’apertura dell’antologica del fondatore di Tango a Siena.
Montanari è davvero un conversatore brillante, un uomo che è piacevole ascoltare (e anche leggere). Uno con cui è molto divertente interloquire, con il quale bisogna fare una certa attenzione a scherzare. Lo dico a ragion veduta perchè ad un certo punto, ma eravamo già dalle parti di Monteriggioni, gli dissi che secondo me fisicamente ricordava Matteo Renzi (allora non portava la barba come gli ho visto fare ultimamente). Cambiò in modo significativo la sua espressione e telefonò alla moglie per dirle che qualcuno aveva avuto la faccia tosta di dire una cosa del genere… Scherzava, come scherzavo io, ma quel divertimento superficiale e leggero mi fece capire quanto, già allora, la sua ostilità per Renzi fosse profonda e inevitabilmente irrecuperabile.
Molte cose sono successe da allora: non mi sarei mai aspettato che un uomo della sua intelligenza potesse andare a irrobustire le file dei giustizialisti più radicali. Che mettesse tanta passione nella battaglia per affossare la sola riforma costituzionale degna di questo nome che la politica italiana aveva portato quasi a compimento in questi 60 anni e che tra attrazioni e repulsioni potesse diventare una specie di ufficiale di collegamento tra il mondo grillino e quella sinistra astiosa e irreparabilmente votata ad essere la stampella degli avversari del PD alle prossime elezioni politiche.
Oggi su Il Fatto Quotidiano Montanari – che aveva messo in piedi la giornata del Brancaccio radunando tutta la sinistra post faxista e girotondina, e davanti a un D’Alema in prima fila aveva elencato i guasti della guerra dei Balcani e le malefatte della sinistra di governo degli ultimi 20 anni – sembra ancora scocciato dal mancato invito del suo movimento a Piazza Santi Apostoli all’iniziativa Insieme di Giuliano Pisapia dello scorso primo luglio.
A Montanari non è andato giù l’abbraccio tra l’ex sindaco di Milano e la Ministra Maria Elena Boschi. Certo non è il solo. Se uno legge le dichiarazioni del trio di coordinatori del Movimento bersaniano MDP trova espressioni degne della Terza Internazionale per un atto di cortesia e di gentilezza… ma tant’è.
Montanari va oltre e da storico dell’arte trova un paragone che è offensivo per la ministra, ma ha una sua raffinatezza. “La Boschi è la zingara di Caravaggio che legge la mano e ruba l’anello”. Ok, il paragone non è privo di eleganza, ma dov’è la politica? Qui siamo ancora una volta solo all’attacco personale, al pregiudizio, al gioco allo sfascio col solo obiettivo di colpire Renzi e i renziani. Dove stanno i temi che possono motivare una mancanza di alleanza a sinistra di fronte alla percepibile ripresa delle forze che si aggregano al moderato Berlusconi o, ancora peggio, di fronte alla visione barbara della politica e delle misure economiche e sociali di cui è portatore il partito di Grillo?
Ecco. Si può essere intelligenti, colti, raffinati, spiritosi e con una grande quantità di doti, ma la politica è un’altra cosa. Se si ritiene che la propria presunzione, la propria centralità sia più importante del destino del Paese allora è giusto che ci sia un liberi tutti dove ciascuno si impegna a coltivare nel proprio cortile la sinistra che più somiglia a sè stesso. Ma se – come ci hanno insegnato i nostri vecchi – la sinistra è la forza del cambiamento che ha come riferimento l’interesse del Paese, allora Montanari, e troppi come lui, stanno percorrendo una strada profondamente sbagliata. E’ uno spreco, ma temo che le conseguenze saranno davvero pesanti.
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