Giovani, carini, smart e i più magri in Europa
Da prima ancora di diventare giovane sentivo come un mantra la domanda: ma che cosa vogliono i giovani? Poi quando sono diventato giovane ero considerato un giovane diverso, quindi non in grado di “aderire alle pieghe della società” (una citazione che solo i lettori di Nuova Generazione o de La Città Futura negli anni ’70 può apprezzare) e quindi non affidabile nelle risposte su “che cosa vogliono i giovani?”… Da quando sono diversamente giovane il tormentone continua… Ma chi sono? cosa vogliono?
Le risposte io non le ho mai avute, ma sono sempre stato attratto dalle ricerche, dalle analisi, dagli approfondimenti più seri. In certi momenti ne uscivano a profusione e ricorderò per sempre una grande inchiesta di fotogiornalismo pubblicata all’inizio degli anni ’80: Una generazione scritta sull’acqua. Un titolo davvero azzeccato.
Tra pochi giorni uscirà un’analisi di Coop che a me pare interessante anche per il committente: vale a dire un soggetto che ha un punto di vista molto particolare, ma assai aggiornato e approfondito di un aspetto fondamentale della vita dei giovani: i consumi (soprattutto alimentari).
Ma in questo Paese vecchio e ingessato, imbrigliato nelle regole europee, sta nascendo una società nuova, sempre più liquida o flessibile dove gli italiani sono cambiati. Figli della recessione, si diversificano rispetto agli altri europei e conquistano spesso posti in cima alle graduatorie (non sempre però si tratta di primati invidiabili). I “nuovi italiani” sono certamente più vecchi e più soli, più poveri e disuguali, ma sono diventati anche più green e smart, più clean e healty. Dopo la resilienza alla crisi sono oggi tra i più innovativi e sperimentali d’Europa. Lo smartphone è il vero compagno di vita (15 milioni venduti nell’ultimo anno, +16%), nell’uso/abuso surclassiamo tutti gli altri europei e ci superano solo i giapponesi (per 2 minuti nell’accensione alla mattina mentre siamo gli ultimi a spegnerlo prima di addormentarci), uno su 10 ha al polso un dispositivo wearable tanto che solo gli Usa ci sorpassano e a seguire gli inglesi, i tedeschi e i francesi. Persino la vecchia immagine del latin lover è tramontata e anche l’amore è diventato virtuale (9 milioni di italiani si innamorano in rete). Non ha ancora sfondato, ma mostra indubbi segnali di crescita, l’internet delle cose e almeno a intenzioni l’80% degli italiani vorrebbe rendere più connessa la propria casa. Intanto solo nel 2015 sono stati 100.000 i droni venduti in Italia.
Ma gli italiani sono anche i più magri d’Europa (20 milioni fanno sport ma altri 16 milioni sono gli sportivi “fai da te”, i sedentari in movimento), entusiasti -come noi solo gli spagnoli- hanno aderito alla sharing economy (il 5% usa le piattaforme), considerano l’ambiente un bene primario e la ricerca della sostenibilità dal carrello della spesa è diventata un credo diffuso: gli italiani sono i più attenti alle etichette, ma sono anche primi per raccolta differenziata e più dell’80% considera immorale vestirsi con pelli, pellicce e piume. Il risveglio della mobilità passa anch’esso dal green: + 48% le vendite di auto ibride nei primi sei mesi di quest’anno, quasi 57.000 le e-bike acquistate nel 2015.
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