La Francia, la Tunisia, l’Italietta
Anche se la polemica in Italia sui rapporti con la Francia tende a riportarci più all’Italietta, che ad un Paese che avrebbe il dovere di presentarsi con autorevolezza, idee chiare e “virile determinazione” sul palcoscenico delle scelte europee. Ho trovato interessante la ricostruzione della storia dei rapporti con gli amici d’Oltralpe, spesso spinosi, che ne ha fatto oggi il Corriere della Sera in un articolo dove si ritorna non tanto alla questione libica (con l’intervento ordinato dal Presidente Sarkozy, senza avvisare preventivamente gli alleati italiani), quanto all’affronto ben più grave – per il periodo – operato dai francesi nel 1881 con l’occupazione della Tunisia.
Il 3 maggio 1881, mentre in Italia si discuteva dell’eventualità di una prova di forza francese, il governo di Jules Ferry inviò un contingente di duemila uomini a Biserta, in Tunisia. Il Paese del Nord Africa che di fatto veniva considerato «italiano» per l’apporto di lavoro e capitali profuso dai nostri connazionali (nei vigneti, nella pesca e nelle miniere), diventava all’improvviso francese. Roma e Parigi avevano appena firmato un accordo economico, che riguardava tra l’altro la restituzione dell’Italia alla Terza Repubblica francese di un debito di 600 milioni di lire. Il primo ministro di allora, Benedetto Cairoli, che considerava come prioritario in politica estera un protettorato italiano della Tunisia, rimase sorpreso. Il blitz francese dimostrò l’isolamento italiano in campo internazionale, perché la Gran Bretagna era impegnata e estendere il controllo sull’Egitto mentre la Germania vedeva di buon occhio un allentamento della pressione francese sui suoi confini. Nonostante gli accordi per garantire ai lavoratori italiani pari diritti, lo «schiaffo di Tunisi» rimase una ferita che stentò a rimarginarsi. Francesco Crispi definì la Tunisia «una nazione italiana occupata dalla Francia».
Se qualcuno vuole approfondire il tema il saggio a cui fa riferimento l’articolo è Il “Gioco degli Imperi” di Eugenio Di Rienzo, edito dalla Società Editrice Dante Alighieri
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