ATAC: ho firmato per mettere a gara il servizo pubblico
“Dal 2006 al 2015 l’offerta complessiva di trasporto pubblico locale è diminuita di 13 milioni di vetture-km, l’offerta di bus elettrici è stata ridotta dell’80% e l’offerta tranviaria è calata del 30%”. Due righe di premessa che inchiodano il sindaco di una città, responsabile del suo funzionamento, a prendere delle iniziative per arginare uno dei problemi quotidiani che maggiormente influiscono sulla qualità della vita dei cittadini, peggiorandola.
Da quando la giunta 5 Stelle di Roma si è insediata, praticamente, sulle misure per la mobilità cittadina “nulla si è mosso”. Molto si è discusso. Tanto si è chiacchierato. E soprattutto dopo la famigerata intervista del direttore generale dell’Atac, tanto si è scritto. La sindaca Raggi, per la quale ogni tanto nutro un sentimento di tenerezza perchè si è costretta ad affrontare problemi di gran lunga superiori alle sue possibilità, non ha trovato di meglio da fare che “togliere le deleghe al direttore generale di Atac. Il manager – ha spiegato – Mario Sechi nella sua List – era in carica da marzo e dopo aver lanciato l’allarme sulla disastrosa situazione finanziaria dell’azienda: 1.350 milioni di debiti. Lo stesso Rota aveva anche criticato i sindacati e i dipendenti accusandoli di comportamento irresponsabile, di non capire la gravità della situazione”.
La vicenda del direttore generale Bruno Rota (ricostruita con la consueta precisione da Il Post) è solo un particolare, all’interno dell’immobilismo, dell’inefficienza, dell’improvvisazione con cui il governo di Roma non ha affrontato il tema, trascinandolo a diventare un’emergenza.
La situazione, per chi vive a Roma è molto chiara e se n’è accorto anche il ministro Del Rio che allo stesso Corriere della Sera è stato recentemente costretto a dichiarare: “La mobilità è un diritto sacrosanto, che a Roma non è abbastanza garantito. Ma abbiamo messo un mucchio di soldi per il rinnovo del parco autobus: quasi sette miliardi di euro. E inoltre abbiamo riscritto le regole, invitando a riorganizzare i bacini di mobilità, a bandire gare, a promuovere la concorrenza e a proseguire nella lotta all’evasione tariffaria”.
Quindi? Che cosa si può fare?
Io sono abbastanza refrattario alle raccolte firme e alle iniziative “provocatorie”, perchè credo che una politica che faccia bene il proprio mestiere debba avere la percezione di quelle che sono le esigenze profonde della società. Apro parentesi. (I partiti sono organi previsti dalla Costituzione e andrebbero tutelati e finanziati pubblicamente per questo… in questi anni la vulgata è diversa, ma credo che la medicina che uccide il malato e lascia la palla in mano a chi se lo può permettere sia un problema, non una soluzione). Chiudo parentesi. Comunque nel caso del referendum proposto a Roma da Radicali Roma e Radicali Italiani per “Mettere a gara il trasporto pubblico”, faccio un ragionamento diverso: condivido fino in fondo questa proposta di liberalizzazione del mercato (non si tratta di privatizzazione del trasporto pubblico) e ho deciso di firmare.
Il quesito proposto è questo:
Volete voi che, a decorrere dal 3 dicembre 2019, Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e su rotaia mediante gare pubbliche, anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, prevedendo clausole sociali per la salvaguardia e la ri- collocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?
Aprire il mercato a più soggetti, come già fatto con successo in altre città europee, per riformare il modello di erogazione del servizio di trasporto e far sì che chi lo gestisce – pubblico o privato che sia – adegui il servizio alle esigenze dei cittadini, mentre oggi sono i cittadini a doversi piegare alle esigenze di un’azienda come Atac ormai tecnicamente fallita“.
Le visioni catastrofiste su questo piano non hanno grandi ragioni: si sta parlando di dare la possibilità a diversi soggetti di partecipare a gare che hanno regole dettate dal pubblico, dove deve essere chiaro che l’obiettivo sarà la qualità del servizio e non il minimo costo per l’ente.
In ogni caso avere l’occasione per un confronto ampio e popolare sul tema del trasporto pubblico a me pare un elemento rilevante e positivo, visto che ormai da troppo tempo i cittadini, le entità territoriali, le imprese che operano a Roma vivono una condizione di abbandono e di degrado. Le promesse della campagna elettorale del M5S sono state mantenute: “Tutti a casa!”… peccato che a casa ci siano anche quelli che decidono il destino di questa città.
Entro il 12 agosto devono essere raccolte 29.000 firme e ne mancano ancora. Credo che, per dare una mano a Roma, questa volta. sia utile firmare.
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