Parole per Imola: Pari opportunità
Selena Mascia 42 anni , laureata in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio.
Responsabile supporto tecnico, pianificazione e controllo presso un’azienda che offre servizi nel territorio. Ha svolto attività di Consigliera Comunale nella Città di Imola, dal 2013 al 2015 e ad oggi coordinatrice dei uno dei più grandi circoli del PD, quello della Pedagna e membro della direzione territoriale del partito.
Sposata e mamma di due bambini, Alessandro di 9 anni e Anna di 7 anni.
PARI OPPORTUNITA’
Mi piace giocare con i numeri e guardo con simpatia le statistiche, seppur conscia che il risultato può essere influenzato perfino dal modo di porre la domanda, ma apprendere che l’Italia passa dalla 67esima al 72esima posizione in materia di pari opportunità mi ha lasciato veramente perplessa.
Siamo al terzultimo posto in Europa e nel mondo, davanti a noi, Vietnam e Paraguay. A fare la differenza (in negativo s’intende) sono la bassa partecipazione delle donne alla vita economica del Paese e la disparità di salari e redditi, a parità di ruolo e mansione, tra uomini e donne. Ancora le statistiche dicono che le donne devono lavorare 15 mesi per guadagnare quello che un uomo guadagna, invece, in 12 mesi.
La statistica appare “migliore” nelle aree del “potere politico”, grazie alla presenza femminile “avvantaggiata” dalla quote di genere, che vengono chiamate, giustappunto, “rosa”. Personalmente ritengo la presenza delle quote rosa ancora un utile e necessario strumento che aiuta ad abbattere barriere di ingresso verso ruoli da sempre maschili; mi piacerebbe, però, un domani non vederne più la necessità, capacitarmi che si sta lavorando per rimuovere i tanti paletti che ostacolano il raggiungimento delle donne in determinati posti, rimuovendo in modo sostanziale gli ostacoli culturali che si frappongono al riconoscimento di una reale parità di genere. Questo aiuterebbe anche a non sentire, in noi donne, il peso di appartenere alla “risorsa protetta” quando ci troviamo a “competere”, non per merito o capacità, ma per genere, percependo la presenza delle quote quasi come uno strumento “discriminante”.
La perplessità aumenta se si pensa, cinicamente, che invertire la tendenza significa riuscire a migliorare l’economia. Ricordo, infatti, un articolo promosso da Banca d’Italia dove si affermava che se si raggiungessero gli obiettivi di Lisbona (occupazione femminile al 60 per cento) il pil aumenterebbe di 7 punti, confessando così che incentivare l’occupazione femminile rappresenta un moltiplicatore dello sviluppo stesso di un Paese.
Perché? Semplicemente perché più donne entrano nel mercato del lavoro, più aumenta la richiesta di servizi di ausilio alla famiglia, che genera altri posti di lavoro. Ognuno, infatti, guardi alla sua sfera personale; ad esempio io lavoro, come mio marito, almeno otto ore al giorno e spesso fuori città; sono mamma di due bambini che, oltre la scuola, hanno come la maggior parte dei loro coetanei, l’elenco degli appuntamenti personali propri del loro mondo (compleanni, partita di pallavolo, allenamento, riunione scout, etc..); scordandoci per qualche minuto del grande aiuto che offrono i nonni (per chi ha ancora questa fortuna), ci rendiamo subito conto che abbiamo necessità noi stessi di un aiuto per gestire la nostra quotidianità, visto che il nostro tempo viene totalmente assorbito da lavoro e dagli altri impegni dei vari componenti della famiglia.
Ogni città potrebbe e dovrebbe fare la differenza. E su questo tema Imola è una città molto attiva e ricca di spunti; penso alle diverse associazioni che si occupano di contrasto alla violenza contro le donne ma contestualmente anche di promuovere le pari opportunità e a valorizzare le differenze di genere. Associazioni che meritano sempre più attenzione e valorizzazione; penso alla Commissione Pari Opportunità che stimola riflessioni sulle problematiche di genere coinvolgendo anche le varie. Al recente e bellissimo progetto sulla “Toponomastica Femminile” teso a mantenere viva la memoria di tutte quelle donne che hanno contribuito a fare la storia della nostra città.
Gli organismi politici locali, le aziende locali ma più semplicemente anche ogni donna e ogni uomo, nella propria quotidianità, siamo chiamati ad apportare il nostro contributo in tema di Pari Opportunità; lo dico partendo dalla convinzione che l’impegno a promuovere una rappresentanza equilibrata fra gli uomini e le donne rafforza e arricchisce la democrazia; questa ferma convinzione va calata all’interno dei vari contesti che “costruiscono” la nostra vita quotidiana, da quello economico a quello sociale e impatta notevolmente con lo sforzo di dover costruire modelli organizzativi capaci di conciliare famiglia (in senso lato) e lavoro o, anche, famiglia e politica creando quelle reali e concrete opportunità in modo che alla donna non spetti sempre una battaglia di retroguardia e di fatica nella scala sociale.
Commenti recenti