Parole per Imola: Condivisione
Io e Valerio Zanotti per un tratto decisivo della nostra vita abbiamo avuto percorsi comuni. Condivise sono anche le nostre storie famigliari e le esperienze dei nostri padri amici dalla Resistenza alla Ricostruzione, fino alla pensione. Insieme abbiamo militato nella FGCI e insieme abbiamo realizzato la fase di consolidamento di “sabato sera”. Sia nell’esperienza dei Giovani Comunisti imolesi, sia nella direzione del giornale lui ha preso il mio posto quando ho cambiato esperienza e i nostri rapporti – nonostante siamo persone con un carattere e delle idee molto diverse – sono sempre stati molto positivi. Oggi, tra le altre cose, Valerio è un imprenditore su un “terreno” antico e innovativo. La sua esperienza mi pare significativa per affrontare concretamente un tema cruciale del nostro futuro. Il suo rapporto con la politica, con gli anni, si è (se mi permette il termine) inacidito, ma persone come lui credo siano molto importanti per “pensare lungo” alla nostra città… (Cap)
CONDIVISIONE
L’essere umano è “condannato” alla condivisione. Senza condivisione non c’è futuro e le tante contraddizioni esistenti sul pianeta sfociano in conflitti.
La prima e più importante condivisione è nata con la comparsa dell’uomo sulla terra: il dovere vivere assieme in un luogo che ha dei limiti, ha dei confini, un luogo finito e non infinito, sia geograficamente che dal punto di vista delle risorse. O saremo capaci di condividere, nel limite e , quindi, nel risparmio e nella tutela, ciò che ci serve per vivere, oppure saremo destinati alla scomparsa, come già capitato ad altri essere viventi nel lontano passato e come sta capitando continuamente, purtroppo.
Non c’è storia. Pensate a ciò che sta succedendo sulla questione dei migranti, sul clima, sulla riduzione delle risorse e dei beni primari, tutte facce di una stessa medaglia. L’incapacità di condividere la ricchezza, con una divisione della stessa più equa e consapevole, l’incapacità di condividere un’idea di sviluppo che tenga conto dei limiti del pianeta sul quale viviamo, l’incapacità di condividere un uso di risorse limitate.
In una logica del profitto a tutti i costi e a vantaggio di pochi a discapito dei tanti, la condivisione non è un valore, piuttosto un ostacolo al raggiungimento del fine privato. Ma così facendo non ci rendiamo conto dove ci sta portando la strada intrapresa, nonostante le tante, chiare evidenze, che ci sono davanti agli occhi continuamente.
Ma a caduta la condivisione deve fare parte di ciascuno di noi nei momenti quotidiani della nostra vita.
Vivere in una comunità significa condividerne le regole, i diritti e i doveri, pretendere di essere coinvolti ed essere disponibili a fare la propria parte. Condividere i problemi e le soluzioni.
Deve essere chiaro che l’epoca nella quale siamo entrati, grazie anche al potente sviluppo della tecnologia, apre scenari impensati, ma dovranno essere gestiti, condivisi e utilizzati per il bene della comunità.
La trasparenza deve essere la regola principale di un “mondo” che vuole vivere nella condivisione. Siamo tutti nella stessa barca, si dice, bene allora diamo a tutti gli elementi per conoscere questa barca e per potere poi remare assieme.
Purtroppo siamo ben lontani da tutto ciò, e questo pensiero, che rischia di rimanere pura utopia, si scontra con la realtà quotidiana, con i nostri comportamenti individualistici, con una politica fatta per gestire interessi, personali o di gruppo, e non le comunità nel migliore modo possibile.
E siccome chi mi ha chiesto di scrivere queste righe si pone, giustamente il problema, di cercare idee per la nostra Imola, guardiamo allora come la condivisione cambierebbe molte delle problematiche che stiamo difficilmente affrontando in questi anni.
Da una parte i problemi, dall’altro le possibili soluzioni. Già questo rende chiaro il fatto che senza condivisione non c’è soluzione che tenga. In un modo complesso come quello odierno o si ripensa profondamente la partecipazione o qualsiasi scelta sarà contestata.
Quindi il primo tema è quello della PARTECIPAZIONE da cui consegue la PROGETTAZIONE PARTECIPATA, parallelamente si pone il problema della TRASPARENZA, in mancanza della quale non vi possono essere fiducia e percorsi condivisi.
Cominciamo con il condividere i conti della nostra comunità, il bilancio del Comune e quello della Partecipate, così ognuno capirà quali sono le risorse disponibili e da dove provengono, così capiremo quanto potremo spendere ogni anno.
Il come e dove spendere è il passo successivo. Le risorse non sono infinite, quindi occorre scegliere e torniamo al nodo della condivisione. Dobbiamo condividere le priorità e decidere quanto destinare a ciascuna di esse.
Quali le priorità? Basta guardarsi attorno ed estrarre dalla propria vita quotidiana l’elenco dei problemi da affrontare.
Oramai viviamo in realtà dove il vecchio concetto di welfare non è più in gradoi di dare risposte alle nuove emergenze, pensiamo solo ai problemi di una società che invecchia e che non è più in grado di dare risposte ai bisogni dei propri anziani. Senza parlare di altri disagi, da quelli delle giovani generazioni, a quelli di una società in rapido mutamento dove la convivenza tra etnie e tra generazioni è messa alla dura prova ogni giorno. Un sistema dove si tende a favorire la privatizzazione della sanità, piuttosto che una qualificazione di quella pubblica.
Viviamo in realtà dove i percorsi formativi faticano ad essere adeguati alla necessità di creare professionalità adeguate e innovative, dove mancano investimenti e dove ogni istituto deve fare i conti quotidianamente con risorse inadeguate.
Viviamo in realtà dove lo sfregio del territorio è diventata prassi quotidiana, con un utilizzo dissennato del suolo, l’incapacità di difendere le risorse primarie: acqua, aria, cibo, ambiente.
Viviamo in una realtà dove, grazie a chi ci ha preceduto, vi è ancora un buona qualità della vita, vi sono strutture che garantiscono risorse per tutta la comunità (pensiamo a Con.Ami e Area Blu), è però necessario ripensare il loro utilizzo e quello delle risorse disponibili. Vi sono alcuni grandi progetti che necessiterebbero di ben altro che una gestione chiusa, poco trasparente e con visioni di breve periodo (ricordiamo solo la discarica e tutto il tema della gestione dei rifiuti, l’area dell’Osservanza e quella dell’autodromo). In questi anni è stato fatto tutto il contrario di ciò il concetto di condivisione richiederebbe.
Coraggio, progettazione di lungo periodo, capacità di innovare e sperimentare: tutto ciò non è possibile senza dare aria e nuove energie ad una casa che è rimasta chiusa per troppo tempo.
Utopie? Forse, ma la storia è piena di utopie che sono diventate realtà. In gioco c’è il nostro benessere, non tanto quello indicato dal Pil (Prodotto interno lordo), quanto piuttosto il Bes (Benessere equo e sostenibile)
Ma alla fine dei conti torniamo all’inizio e in gioco c’è la cosa più importante che abbiamo: l’esistenza su questo Pianeta.
Più che condivisibile ciò che leggo, se non fosse che il percorso che porta gli intenti a trasformarsi in fatti, è stato sin qui disatteso totalmente dal soggetto politico (PDS-DS-PD-RC-SEL-Verdi-ecc.) che li annunciava ad ogni tornata elettorale.
Gli ideali ci sono, ma mancano gli uomini coerenti con il coraggio di applicarli.