Parole per Imola: Digitale
Mara Mucci. “Nata nel 1982, metto semplificazione e digitalizzazione nel punto di partenza della mia attività politica. Sono laureata in Informatica, di mestiere sono analista programmatrice. In Parlamento siedo tra i banchi del Gruppo misto, settore dal potenziale di manovra atipico ma con il pregio, se sfruttato, di consentire trasversalità. Metto così il mio impegno nei percorsi legislativi in cui posso portare competenza. E i risultati arrivano. La politica è osservazione e reazione, e dove esistono leali giochi di squadra, c’è spazio per la capacità dei singoli”. (Dal suo sito web)
DIGITALE
In un’epoca in cui tutto ciò che ci circonda è in via di evoluzione, dovremmo pensare al digitale come motore trainante del nostro paese.
Il digitale dovrebbe servire per facilitarci la vita, sia nei rapporti gli uni con gli altri sia nei confronti dello Stato. Ormai non esiste più sanità, non esiste più scuola, non esiste più fisco se non in chiave digitale. E chi si candida alla guida di questa città, deve averlo bene in mente.
Digitale nella PA
I passi avanti in materia normativa negli ultimi anni sono diversi (le norme sulla digitalizzazione, il codice dell’amministrazione digitale e le regole tecniche relative sono state fatte e rifatte), ma c’è ancora da lavorare, soprattutto in chiave di applicazione da parte delle amministrazioni.
La mia attività legislativa si è incentrata in particolare sull’impatto locale e sulle piccole e medie imprese. Nel lontano 2012 furono stanziati fondi, pari a 100 milioni di euro per acquistare software, hardware e finanziare la formazione del personale. Per anni questi contributi sono stati bloccati ma grazie al mio assiduo monitoraggio e alle mie continue sollecitazioni, oggi le PMI possono usufruirne.
Un’altra iniziativa ha invece riguardato le start-up innovative. E’ stata approvata la mia norma, che stanzia 2 milioni di euro l’anno ad un fondo dedicato alle cosiddette start-up turismo, che hanno lo scopo di creare servizi digitali ed innovativi nell’ambito turistico e ricettivo. Ad oggi sto premendo il ministero affinché faccia partire al più presto dei contest per l’attribuzione delle risorse. Ho cercato anche di diffondere sul territorio la cultura open data (dati liberalmente fruibili in grado di descrivere un territorio), attraverso l’iniziativa open data day dello scorso febbraio. Che spero di poter ripetere il prossimo anno.
Tutte queste iniziative, cercano di creare una relazione fra norma, risorsa economica, ed impatto sulle aziende o sulla società. Ed a livello nazionale, su tema Agenda Digitale, esistono diversi esempi virtuosi, a cui fare riferimento. Il progetto “Io Trentino” tra tutti. Un sistema di comunicazione e di interazione del sistema pubblico trentino verso il cittadino, in continuo aggiornamento, che permette un accesso semplificato ai servizi on line. Tali servizi vanno dai pagamenti con PagoPA, ai servizi fruibili via web, ad una rete efficiente fra le amministrazioni locali, in grado di abbattere tempi e soprattutto costi legati ai beni strumentali ed alle applicazioni necessarie al funzionamento dell’ente.
Solo il Trentino vanta oltre 5000 dataset (insieme di dati di un certo tipo) messi a disposizione della comunità. A molti questi termini paiono piuttosto tecnici, proprio per questo serve un continuo lavoro culturale legato al digitale. Perché come in tutte le cose, è inutile mettere a disposizione un servizio, se nessuno è in grado di utilizzarlo.
Per fare un esempio relativo alla nostra città è sufficiente pensare ai nuovi sistemi di raccolta rifiuti, che pure non hanno avuto una genesi semplice. Attraverso un’applicazione, “Il Rifiutologo”, vengono fornite informazioni dettagliate su come riciclare ogni scarto, pacchetto o confezione che ci capita tra le mani. Basta un clic sul proprio dispositivo e si mette subito fine a dubbi sulla raccolta differenziata. I cassonetti sono diventati I-TEC (alcuni tipi presentano difetti ma è tutto migliorabile) ed ogni famiglia possiede una tessera personale che lo identifica e che consente di conferire rifiuti nel cassonetto.
In anni in cui i più grandi illeciti hanno come oggetto proprio l’immondizia, avere a disposizione tale sistema rappresenta un notevole passo avanti, contribuendo a combattere uno dei principali nemici del nostro secolo, come l’inquinamento ambientale.
Questo è sufficiente per fare di Imola quella che si definisce una Smart city? O per dire che sfruttiamo a pieno il potenziale della digitalizzazione dei processi? Certo che no. Ed in particolare se ci guardiamo alle spalle, Imola non è sempre stata città modello in tema di innovazione nella raccolta differenziata (fino allo scorso anno di poco si superava il 60%). Il sistema innovativo che oggi sperimentiamo, è il frutto di una pressione da parte della società civile, sempre più attenta alla “questione ambientale” rispetto al passato, e sempre più in grado di fare paragoni con amministrazioni limitrofe. In un contesto produttivo e sociale fra i migliori del nostro stivale, ciò che oggi può fare la differenza su Imola, è la capacità di intercettare per tempo (e anzi tempo) i vantaggi che il digitale e le innovazioni possono portare alla comunità, senza attendere pressioni dal basso, che comunque prima o poi si verificheranno. Da chi si candida sindaco mi aspetto dunque una capacità di anticipare i processi di cambiamento e fare di Imola un laboratorio smart city e di digitalizzazione dei processi e dei servizi(su quest’ultimo punto Imola non parte male, diversi servizi sono già disponibile via web).
Qualche suggerimento sui prossimi passaggi? Un portale open data che consenta di scaricare dataset (collezione di dati, ad esempio tutti i ristoranti del territorio), e di creare servizi per la cittadinanza legati all’uso dei dati (le aziende informatiche ad Imola non mancano!), l’adeguamento alla normativa che chiede il passaggio al sistema Pago PA e l’implementazione dei servizi accessibili via web tramite SPID (anche in questo caso come da obblighi normativi).
In conclusione, per il territorio nazionale, la strada verso la semplificazione e la digitalizzazione è ancora lunga. Partendo dal piccolo, e quindi dai singoli comuni, i tempi si possono accorciare, ed il risultato diventa più alla portata. Ricordandoci che, quello che noi oggi pensiamo sia il futuro, in altri paesi è già il presente. Quindi non resta che rimboccarsi le maniche.
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