Parole per Imola: Rete Clinica

Set 22, 17 Parole per Imola: Rete Clinica

Claudio Mazzoni nato a Forlì nell’anno 1957 e residente a Imola. Laureato in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Bologna e specializzato presso  lo stesso Ateneo bolognese in Diritto Amministrativo e Scienze dell’Amministrazione. Entrato nel Servizio sanitario nel 1979, attualmente è Dirigente presso l’Azienda Usl di Imola. Ha svolto la propria attività professionale presso diverse Ausl delle Regioni Emilia Romagna, Toscana e Marche.

 

RETI CLINICHE

Negli ultimi tempi, anche all’interno del nostro Servizio sanitario, si è sviluppato un particolare interesse sul tema delle  reti cliniche, quale forma organizzativa per meglio rispondere alla complessità dei processi assistenziali. 

A fronte  di una  domanda di salute che è, nella maggioranza dei casi, una domanda complessa ed articolata, le reti cliniche permettono di governare, ai diversi livelli di intensità di cura e attraverso percorsi funzionali e strutturati, che si connotano per le strette e continue connessioni tra ospedali, servizi territoriali ed istituzioni, gli interventi diagnostico e terapeutici, secondo un orientamento  di continuità assistenziale. In ambito sanitario l’orientamento a operare attraverso un più intenso e strutturato coinvolgimento ed una più forte integrazione, tra professionisti e servizi, è diventata una necessità imprescindibile, alla quale le reti cliniche integrate possono dare una risposta.

Ma, attenzione a che le reti cliniche non diventino un  “fatto di moda”. O il modo per architetture organizzative, che hanno la sola finalità di  riorientare l’articolazione dei servizi sanitari secondo  logiche opportunistiche.

Organizzare la sanità su reti cliniche integrate, deve essere un’occasione per rilanciare, a tutti i livelli, il nostro servizio sanitario, al fine di renderlo qualitativamente migliore, più accessibile ai cittadini e anche più sostenibile da un punto di vista economico. La costruzione di sistemi in rete  deve essere concepita, inoltre, assieme alla programmazione e alla distribuzione quali-quantitativa dei Servizi sul territorio, come fattore strategico di completamento nella distribuzione dell’offerta prestazionale, delle specialistiche e delle competenze all’interno del bacino territoriale di riferimento.

MODELLI ORGANIZZATIVI

Se è ormai provato, anche sulla base delle esperienze di altri sistemi  sanitari (principalmente stranieri),  che le reti cliniche rappresentano una migliore  risposta di cura in termini qualitativi e di efficienza gestionale, rimangono  ancora da chiarire e definire, per quanto riguarda la nostra realtà, importanti aspetti quali il modello organizzativo di rete,  come anche la forma dei legami reticolari in termini di densità,  il contesto di scambi e relazioni professionali, le forme di coordinamento e il grado dei livelli di autonomia.

In base alle diverse esperienze si possono individuare alcuni modelli di reti cliniche:

  • Hub & Spokes
  • Poli ed antenne paritetiche 

A questi  aggiungerei anche quella dei Dipartimenti Integrati territorio-ospedale, quale modello organizzativo, che favorisce l’integrazione delle attività presenti negli ospedali con i servizi distrettuali e sociali, che permette, specialmente per alcune categorie di pazienti  (cronici e anziani) una migliore presa in carico, in termini di continuità assistenziale e prossimità, per quanto riguarda il livello primario dell’assistenza in un determinato ambito territoriale. 

Un modello, comunque, non esclude l’altro. Anzi, a seconda della popolazione target che si vuole servire, l’area geografica che si intende coprire, l’ambito socio-sanitario di riferimento,  le caratteristiche infrastrutturali e tecnologie, possono essere sviluppati diversi modelli organizzativi e farli convivere.

La nostra regione, a tal proposito, mentre per l’alta specialità clinica individua il modello hub & spoke, per tutte le altre discipline che non presentano le caratteristiche di cui sopra, prevede reti cliniche integrate.

Di seguito  si esplicitano le caratteristiche e le finalità dei vari modelli di reti cliniche sopra richiamate:

 

HUB & SPOKE

Il modello «hub and spoke» si fonda sulla differenziazione degli ospedali rispetto alla complessità della casistica trattata: l’hub è il perno del sistema, nel quale vengono concentrate tutte le maggiori tecnologie e le équipe specializzate per trattare la casistica di alta e media complessità ; negli spoke si effettuano, invece, trattamenti di media e bassa complessità per le principali discipline mediche e chirurgiche – generalmente in regimi assistenziali di DH, DS o ambulatoriali – mentre i casi più complessi vengono rinviati all’hub della rete.

 

POLI ED ANTENNE

Il modello organizzativo a «poli e antenne», si caratterizza sulla  complementarità tra vocazioni specialistiche delle varie strutture in rete: i «poli» sono i centri ospedalieri che si specializzano in determinate discipline e/o attività e che fungono da perno del sistema proprio per quella specialità; le «antenne» hanno funzione di primo accesso, diagnosi e trattamento di bassa complessità per le discipline trattate nei poli, rimandando al polo specialistico di riferimento il paziente che necessita di una risposta più complessa. Ogni ospedale/U.O. può essere polo per una determinata disciplina/attività e antenna per le altre. I modelli di rete «poli e antenne» si possono articolare sulla base di reti cliniche integrate a livello interaziendale (questo è soprattutto funzionale per la programmazione di area metropolitana, area provinciale o area vasta) in cui una UO funge da polo di riferimento nella rete definendo una propria vocazione e riprogettando il proprio case mix produttivo per privilegiare tale specializzazione, mentre le restanti UU.OO. svolgono un ruolo di antenna nei suoi confronti.

 

DIPARTIMENTO INTEGRATO TERRITORIO – OSPEDALE

Il Dipartimento integrato vede coinvolti  Servizi ed Unità Operative ospedaliere , distrettuali e socio-assistenziali, al fine di  mettere in rete professionisti e strutture  per far fronte ad una domanda sempre più ampia e variegata, specialmente per quanto riguarda  le patologie croniche prevalenti ed in genere la presa in carico dell’anziano. L’ottica di sviluppo dei percorsi di presa in carico di tale target di pazienti deve essere rivolta alla ricerca di una sempre maggiore integrazione tra ospedale e territorio e anche sociale, in modo da favorire la continuità assistenziale ai vari stadi della malattia e secondo i bisogni espressi, anche sperimentando  nuovi setting di cura, sia in ambito assistenziale che in termini di medicina di iniziativa.

 

L’ARCHITETTURA DI RETE

Passando all’architettura della rete, ritengo opportuno  richiamare gli aspetti strutturali caratterizzati la rete e che, è necessario,  definire e condividere, preliminarmente, già in fase progettuale: 

– I nodi. Sono le parti che costituiscono la rete organizzativa, quali le unità orientate ai risultati, relativamente autoregolate, dotate di autonomia, ma tenute a cooperare con gli altri nodi della rete per lo scambio di «valore»;

– Le connessioni. Vale a dire i «legami» che rappresentano le modalità connettive tra i vari elementi della rete. Queste connessioni possono essere di vario tipo:

legami burocratici (norme, procedure)

– transazioni economiche  (scambi)

– pratiche di cooperazione lavorativa

– condivisione di flussi informativi  attraverso reti informatiche

– La struttura . Riguarda la configurazione dei nodi e delle connessioni, di tipo «debole» o «forte» a seconda della loro influenzabilità. Si possono avere strutture di tipo gerarchico “verticale” o di tipo funzionale “orizzontale”;

– I sistemi operativi. Riguardo agli strumenti attraverso i quali coordinare ed indirizzare le linee di produzione, in ordine agli aspetti di pianificazione e controllo, percorsi assistenziali (PDTA) e/o anche programmi di innovazione e sviluppo.

Per concludere, la realizzazione di reti cliniche sono senz’altro un’ esperienza da percorrere quale occasione di sviluppo e di rafforzamento della nostra sanità, in un’ottica di qualificazione dell’offerta, ma anche in termini di autosufficienza territoriale e garanzia di maggiore equità di accesso. Al di là dei modelli opzionabili (Hub & Spoke, Poli ed Antenne, Dipartimento integrato ecc.), ritengo indispensabile che ogni scelta sia supportata da  una chiara strategia in ordine a :

  1. La costruzione di sistemi in rete deve essere concepita assieme alla programmazione e la distribuzione quali-quantitativa dei Servizi sul territorio, come fattore strategico di completamento nella distribuzione dell’offerta prestazionale, delle specialistiche e delle competenze all’interno del bacino territoriale di riferimento;
  2. la rete deve essere definita come un insieme di nodi legati fra loro da relazioni e connessioni continue;
  3. il presupposto della costruzione della rete clinica è la condivisione di percorsi clinico/assistenziali, con l’obiettivo di fornire prestazioni di alta qualità e clinicamente appropriate ed efficaci; 
  4. l’architettura della rete necessita di una chiara valutazione, in ordine a:
  • La definizione dei confini del sistema, in quanto la complessità organizzativa in termini di confini è strettamente  dipendente all’ambiente ed al contesto esterno e alle dimensioni delle unità produttive
  • La definizione del contesto relazionale, dovuto dal fatto che all’interno di un network intercorrono tra i soggetti (nodi) un complesso di relazioni, sia di tipo strumentale, sia di carattere informativo che di rapporti interpersonali
  • La definizione della forma assunta dai legami reticolari, in ordine alle caratteristiche delle relazioni in termini di densità e centralizzazione, di definizione delle forme di coordinamento e grado dei livelli di autonomia.