Parole per Imola: Distretto Cooperativo
Set 27, 17
Ho conosciuto Giuliano Nicolini per interposta persona moltissimi anni fa. Infatti lui e Marco Cani erano compagni di banco e si laurearono insieme e credo che per entrambi il relatore fu Prof. Stefano Zan (docente di Teorie dell’Organizzazione) all’inizio degli anni ’80. Marco, in particolare si laureò con una tesi di comparazione tra il distretto cooperativo di Imola e quello di Mondragon. Dopo tanti anni ho chiesto a Giuliano, che è un importante consulente in organizzazione aziendale (il suo blog è una vera miniera di idee e di pensieri sulla cooperazione), di spiegare oggi quale sia l’essenza della differenza tra queste due realtà della cooperazione e ne è venuta fuori una “Parola per Imola” molto interessante e con la proposta di un’idea di progetto assai affascinate e stimolante… Anche se è il primo non imolese che scrive… (Cap)
DISTRETTO COOPERATIVO
Imola è, assieme al Trentino, la zona d’Italia a più alta densità di cooperazione.
A Imola infatti il 60% del PIL è prodotto da oltre 120 cooperative, che danno lavoro a quasi 8.000 addetti a tempo indeterminato e ad un ulteriore migliaio di persone con altre forme contrattuali, per un fatturato di circa 2,5 miliardi di euro (con una rilevante quota di export). Quasi 80.000 persone sul territorio (su circa 130.000) sono socie di almeno una cooperativa, una percentuale fra le più alte al mondo.
In realtà, se ci si diletta a cercare affinità e paragoni, più che al Trentino – troppo diverso per conformazione e tessuto economico – il distretto cooperativo di Imola andrebbe accostato a quello di Mondragon, nei paesi baschi, che è considerato il più importante distretto di cooperative industriali al mondo.
Ma ha senso parlare ancora di distretti e territori nell’epoca della connessione planetaria?
Oggi l’importanza di un territorio non sta tanto nella sua collocazione geografica o nella numerosità della sua popolazione, quanto nella sua connessione con i flussi di capitali, intelligenze, dati. I territori in altre parole valgono o meno proprio in base al loro grado di connettività.
I distretti, per prosperare, richiedono infrastrutture, fisiche e digitali, stabilità politica, aree di espansione, fonti di energia.
In tal senso un distretto cooperativo come quello di Imola dovrebbe dotarsi di una strategia connettiva e infrastrutture adeguate, pena il declino, ovvero il ridursi ad una sommatoria di imprese isolate molte delle quali non sapranno resistere alle sfide dell’economia globale. E qui sta la grande differenza fra Imola e Mondragon.
A Imola lo sviluppo viene gestito da ogni singola cooperativa per conto proprio.
A Mondragon il potenziamento delle singole cooperative avviene attraverso la regia della Mondragòn Corporaciòn Cooperativa (MCC), che conta oggi oltre 150 imprese cooperative associate che, a loro volta, controllano numerose società presenti in oltre 15 nazioni in varie parti del mondo.
A Imola non esiste niente di simile ad una regia unitaria dello sviluppo del distretto cooperativo, nonostante questo sia stato il primo territorio in Italia a costituire in forma strutturata l’Alleanza delle Cooperative. Ancora troppo poco tuttavia per parlare di uno sviluppo integrato e guidato.
Se essere connessi conta più di tutto il resto, allora è necessario che i territori sempre più sostituiscano gli stati come centri decisionali, aprano delegazioni all’estero, stabiliscano relazioni bilaterali con città straniere, e investano in connettività.
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