Fabrizio Frizzi, Scialpi ed Enrico Berlinguer
C’è un ricordo personale e molto importante che mi lega a Fabrizio Frizzi. Non starò a parlare delle sue qualità professionali ed umane di cui tanti hanno parlato in questi giorni, non ho mai lavorato con lui e non l’ho frequentato, quindi di questo non sono testimone. Per me, come per tanti, era rassicurante: un conduttore della vecchia televisione generalista. Uno che ha interpretato il concetto di nazional – popolare con sobrietà ed eleganza. Questo me lo ha fatto apprezzare.
Il mio primo ricordo di Fabrizio Frizzi non c’entra niente con la televisione.
Lui nel 1984 era una giovane speranza. Da qualche tempo era uno dei volti di Tandem, una trasmissione rivolta ai ragazzi, che andava in onda nel pomeriggio di Rai 2, all’inizio condotta da Enza Sampò. Era un volto conosciuto ma non certo una star.
In un pomeriggio di fine aprile me lo trovai a fianco in un corteo studentesco che da piazza della Repubblica arrivava fino a Piazza Farnese. Era una manifestazione di studenti contro la mafia e la camorra e noi giovani della FGCI di Imola e dell’Emilia Romagna eravamo lì perchè in quegli anni avevamo fatto tante iniziative su questi temi, a partire da quella memorabile del Teatro Comunale del novembre del 1981 quando, per la prima volta dopo l’omicidio di suo padre, Nando Dalla Chiesa partecipò ad un’iniziativa pubblica.
Nando stesso ha ricordato questo episodio (molto meglio di me) e ha aggiunto questa foto di quella giornata (di Frizzi si vedono i ricci, al centro). Mi scuso con lui per postarla anche qui:
Dimostrare contro mafia, camorra e n’drangheta era per noi un elemento molto importante di lotta politica, il mercato nero dell’eroina aveva prodotto un vero e proprio massacro di giovani nella provincia padana e noi giovani impegnati politicamente ritenevamo fondamentale sia la lotta ai mercanti di morte, sia la legalizzazione delle droghe leggere, sia un’azione sul recupero che doveva vedere protagonisti il pubblico e il privato (su questo settore dovevano spuntare i centofiori delle iniziative possibili e le comunità non erano la sola risposta possibile). Eravamo un po’ ideologici, certamente, ma quella della guerra alla droga fu davvero una battaglia di civiltà che ha formato molti di noi.
Ero andato a salutare Nando, che era con le sue sorelle Rita e Simona e con loro c’era Frizzi. Me lo presentò e gli diedi la mano, anche se un po’ distrattamente. Di lì a poco fu trascinato sul palco dai compagni dell’organizzazione per presentare la performaces di Scialpi (in quelle settimane Rocking Rolling era una specie di inno generazionale), che aveva accettato di suonare a quell’appuntamento. Frizzi si fece un po’ pregare, ma appena davanti al microfono si trasformò, con quel suo solito stile di uno che non si prende mai troppo sul serio per aggiungere un po’ di leggerezza anche a situazioni che troppo leggere non sono. Se la cavò benissimo. Ovviamente.
Io ero però concentrato su altro.
Eravamo entrati in piazza Farnese da poco e la piazza, in effetti, non era proprio strapiena. Il tema per quei tempi era sentito solo in alcune parti del Paese e la politica era più impegnata ad attrarre l’attenzione su temi economici (erano ancora molto intense le polemiche sul blocco della Scala Mobile, era fresca la memoria dei giorni della FIAT, era sempre rovente la polemica tra il PCI e il PSI craxiano…). Il palco era montato nell’angolo a est della piazza, difronte alla Chiesa di Santa Brigida e con le spalle quasi appoggiate al muro di palazzo Farnese, con il suo cappotto grigio, accanto a Tonino Tatò, c’era Enrico Berlinguer.
Era magro, pallido, sorridente. Lo avevo visto altre volte e sempre mi veniva un groppo in gola per l’emozione. Mi sembrava ancora più magro del solito. Mi avvicinai tremante e gli allungai la mano. Guardandomi mi sorrise, e me la strinse. Fu l’ultima volta che lo vidi e quel sorriso non lo avrei mai più dimenticato.
La vita è strana. Frizzi è diventato a suo modo un’icona della televisione leggera, ma non banale. Ha vissuto momenti di grande popolarità e altri di appannamento, ma – inevitabilmente – quando lo vedevo sullo schermo, mi tornava in mente quella giornata di aprile, così come, spesso, passando per quella piazza delle meraviglie mi viene da canticchiare “[…] Rocking rolling per resistere, Rocking rolling per difenderci, Rocking rolling per non cedere mai, Rocking rolling sopravvivere, Rocking rolling con la musica, Rocking rolling al silenzio che c’è […]”.
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