Pubblicità, propaganda e stelline de l’Unità
“La pubblicità crea modelli, li ritrae e condiziona i nostri comportamenti. Se consideriamo l’immagine della donna, dal secondo dopoguerra ad oggi, la pubblicità ne ha dato una rappresentazione sempre diversa: nel ruolo di casalinga negli anni ’50 e ’60, amica e compagna negli anni ’70, donna in carriera negli anni ’80 e ’90. Oggi i ruoli sono molti: donna di casa, madre e moglie, figlia, amica, lavoratrice, ragazza acqua e sapone e seduttrice”.
Fashionnewsmagazine
Parlo ancora del 1950.
Mi ha sempre incuriosito come le grandi tendenze mondiali ricadevano nella realtà locale, in particolare della provincia padana. Insomma a casa mia.
La zona di Imola, e più in generale l’Emilia Romagna, era uscita dalla Seconda Guerra Mondiale stremata. Era stata dichiarata zona depressa. Basta guardare le foto di Enrico Pasquali per rendersi conto di quanto la miseria e la fame fossero la regola, non l’eccezione.
L’incertezza durata mesi sull’esito del conflitto con lo stop delle forze alleate sulla Linea Gotica avevano reso le città sulla via Emilia delle zone di guerriglia e le attività industriali, spesso riconvertite solo alle necessità belliche, erano gli obiettivi dei bombardamenti alleati. Le bombe tedesche invece avevano uno scopo di altro genere, ma certamente terrorizzavano la popolazione, altrettanto.
Cinque anni dopo la Liberazione, se andiamo a guardare i giornali locali – Il Momento, Il Diario e il Giornale dell’Emilia (che poi fu sostituito dal Resto del Carlino) – si percepisce già l’inizio di una nuova fase di fiducia e di speranza. Sono solo particolari, ma ho fotografato alcune inserzioni pubblicitarie che danno un senso di come la vita stia riprendendo e come ci si stia riorganizzando la vita da “formichine” con grande impegno e con una grande voglia di trovare occasioni di svago e divertimento: nonostante la crisi. Le inserzioni pubblicitarie ci raccontano molto di questo clima.
Accanto all’economia c’è la società, o meglio la vita, e il senso di ripresa, di risveglio è presente in tutte le sue pieghe.
Le mie “ricerche” si sono concentrate su un aspetto che riguarda la politica, ma che mai come in quel periodo era di supporto alla crescita della giustizia sociale, delle forme di supplenza alle debolezze dello stato. E’ in questa fase che la cultura riformista (o riformatrice, se vogliamo) offre il meglio. I partiti hanno rappresentato un elemento di innovazione e le loro sedi erano luoghi di elaborazione di idee e proposte per lo sviluppo delle città. Non tutto è stato oro, ovviamente, il “collante ideologico” e la guerra fredda che si combatteva tra chi stava con gli americani e chi con i russi in queste righe rimarranno solo sullo sfondo, ma non va mai dimenticato.
La prima Festa nazionale de l’Unità (che fu ispirata da Giorgio Amendola che aveva molto apprezzato la Fète de l’Huma, appuntamento dedicato al finanziamento de l’Humanité, il giornale del Partito Comunista Francese e si svolgeva in Francia fin dal 1930) si svolse a alle porte di Milano e aveva come titolo: Scampagnata de l’Unità. Ad Imola le feste cominciano nel settembre del 1945 e poi si sviluppano e diventarono con il tempo decine in tutti i comuni del circondario.
Il Momento, in un suo pezzo del 1950, descrive così il programma della festa dei Giovani Comunisti: “Ecco il programma dettagliato del grande festival che la Sezione Giovanile di Ponticelli organizza per domenica prossima: ore 14: apertura dei festeggiamenti. Funzioneranno chioschi per la vendita di vino e pizza fritta, panini ecc. Ruota della fortuna, tiro degli anelli alle bottiglie. Pesca. ecc. ore 15: corsa podistica m. 100 piani per giovani dai 14 ai 18 anni (non compiuti); corsa podistica m. 200 piani per i giovani dai 18 ai 21 anni (non compiuti); gara ciclistica delle “lumache” per giovani e ragazze (premio all’ultimo); corsa ciclistica di velocità per ragazze. ore 17: grande Comizio. Parleranno un membro della Segreteria della Federazione Giovanile Comun. Province. ed un compagno della Federazione del P.C.I. ore 20,30: arrivo della staffetta di giovani e ragazze con le fiaccole provenienti da borgate e paesi vicini, indi gran ballo con orchestra.
N.B. Le iscrizioni alle varie gare sportive popolari in programma si riceveranno durante la festa presso il palco della direzione del Festival stesso”. Le lettere maiuscole e le abbreviazioni sono rigorosamente le originali.
Ma anche in questo “mondo a parte” che era rappresentato dall’enorme comunità degli iscritti al Partito Comunista imolese arrivavano le influenze dei “modelli” capitalistici e l’immagine della donna era utilizzata come attrazione “delle masse che sentivano il bisogno di opporsi alla borghesia”. Infatti molto spesso nei programmi delle feste erano inseriti concorsi di bellezza e sfilate che a detta di chi partecipava richiamavano molta attenzione. Le “stelline” de l’Unità erano un must da Chiusura (che per chi non è della zona non può sapere di che metropoli si tratti) alla Casetta tra gli abeti, che sinceramente non so se esista ancora…
Ora ci sarebbe da riflettere molto più compiutamente su quanto tempo sia stato necessario a fare evolvere idee a favore dell’emancipazione delle donne nella “chiesa comunista”. La stessa storia dell’amore travolgente tra Nilde Iotti e Palmiro Togliatti fu dapprima negata, poi nascosta, poi malamente tollerata per essere poi riconosciuta legittima solo nel corteo funebre del Segretario del Partito, quando la Iotti sfilò subito dietro la bara e prima del gruppo dirigente del PCI, come a sancire che i sentimenti privati andavano rispettati, anche se riguardavano una figura come quella del “semidio” del segretario.
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