Imola ha la forza per pesare di più nel PD e in Italia
Ago 09, 17
Dopo mesi di “melina”, di fronte ad un PD passivo, credo sia giusto indicare chi è meglio che – a mio parere – faccia un passo indietro e non si candidi a Sindaco di Imola… Ho poi un consiglio non richiesto a Daniele Manca: diventare più renziano nelle forme di contrattazione con Roma. Alla fine del mese molti nodi sono da sciogliere e la Festa Nazionale de l’Unità è una scadenza cruciale per i democratici imolesi.
Quando ho saputo, il 31 maggio scorso, che Imola sarebbe stata sede della Festa Nazionale de l’Unità 2017 ho commentato così:
E’ ciò che penso e che scriverei ancora oggi, parola per parola. Tanto più, che con atto di umiltà e di senso di responsabilità e di realismo, la dirigenza del Pd locale ha affidato ad un ottimo manager, Loris Lorenzi, la responsabilità della gestione e dell’organizzazione dell’evento e proprio in queste ore stanno cominciando i lavori di allestimento della cittadella della politica che dal 9 al 23 settembre sarà al centro del dibattito politico italiano.
Deve essere del tutto chiaro che accanto all’onore nel lavorare per un appuntamento tanto prestigioso, per il partito imolese c’è un senso di responsabilità nel surrogare realtà ben più grandi nell’ambito regionale ma che non si sono sentite in grado di affrontare questa prova, e questo sacrificio deve essere riconosciuto sia a Bologna che a Roma.
Se guardiamo la questione dalla parte di Viale Zappi il punto è come fare sì che questa sfida dal punto di vista organizzativo sia vinta e come possa, di conseguenza, produrre risultati anche dal punto di vista politico.
E’ evidente che in questi mesi la personalità politica del sindaco Daniele Manca abbia assunto un profilo che va al di là dei confini del territorio imolese. Le sue continue apparizioni televisive, gli attestati di stima che sono arrivati dalla dirigenza del Pd, a cominciare dalle lusinghiere uscite che lo stesso Matteo Renzi ha avuto nei suoi confronti…
… contrapposta alla tutt’altro che brillante posizione che la classe dirigente democratica emiliano-romagnola ha evidenziato in questo periodo (perdere in quel modo Parma e Piacenza non è certo una medaglia che il presidente Bonacini possa esibire con orgoglio nel dibattito politico nazionale). Insomma la situazione generale mette l’Imola del PD in un’evidente posizione di forza.
Ora, se la politica è l’arte del possibile, c’è da chiedersi seriamente come esercitare con decisione e polso, ma con il consueto pragmatismo – tipico della nostra cultura riformista – un’azione che possa portare la nostra realtà ad avere un ruolo più centrale nelle scelte nazionali che il partito democratico opererà?
Se mi posso permettere un consiglio non richiesto al sindaco direi di essere più renziano nelle forme di contrattazione con il partito nazionale, senza avere paura di essere invadenti, presuntuosi o prepotenti. Ma facendo pesare i risultati raccolti in questi anni. Fare come Renzi faceva in Europa. Se necessario alzando la voce.
Giocare per sé non è mai facile, ma è chiaro per tutti i democratici imolesi che la figura di Daniele Manca deve essere valorizzata. Il PD imolese deve mostrare senza timidezze l’orgoglio per il proprio dirigente più importante. Io non credo che sia sufficiente pensare che uno che ha maturato l’esperienza da sindaco di una città come la nostra possa essere solo quello di parlamentare. Le sue aspirazioni personali sono legittime e credo che il partito nel suo complesso (non solo quello locale) debba creare le condizioni per rendere Daniele una delle punte su cui costruire la campagna elettorale nella nostra regione. E ciò avverrà in modo più limpido se il governo -come fa abitualmente in vista della scadenza elettorale – creerà le condizioni per evitare che a sei mesi dalla data di scioglimento delle Camere non si rendano necessarie le sue assurde dimissioni e il conseguente commissariamento del Comune.
D’altra parte abbiamo un altro imolese che ha fatto con dedizione e impegno il suo lavoro di parlamentare e che, a mio parere, non merita certo di vedere interrotta la sua esperienza. Lo dico anche perché mi capita di avere una visione piuttosto avveduta della composizione attuale dei gruppi parlamentari e soprattutto un’esperienza consolidata di come ci si trova in Parlamento al debutto di una nuova legislatura. Potere puntare su chi ha esperienza, conoscenza e passione nello studio dei regolamenti è una risorsa che definisce in modo molto significativo la strada del gruppo parlamentare non per pochi mesi, ma per tutto il mandato legislativo. Ecco, dunque, Daniele Manca credo abbia la personalità e la forza non solo di garantire una propria presenza nella lista per Montecitorio, ma possa anche trattare con ragionevoli margini di successo la presenza in una buona posizione della candidatura di Daniele Montroni per Palazzo Madama.
D’altra parte verrebbe da pensare che – se il discorso non fosse affrontato in questo modo – l’immobilità del Partito Democratico di questi mesi sul piano della costruzione della coalizione fosse finalizzata a rendere inevitabile un avvicendamento tra i due Daniele in Comune. E questa eventualità – mi pare risulti abbastanza evidente non solo a chi si occupa di politica da vicino – non sarebbe un buon segno per il futuro della città.
Intendiamoci, se penso che Daniele Montroni possa essere un buon senatore, figuriamoci se non penso che potrebbe fare bene il sindaco. Ha equilibrio, serietà, senso realistico delle scelte da fare, enorme esperienza amministrativa e politica, prudenza, senso delle istituzioni. Insomma in un’epoca “normale” sarebbe un’ottima scelta.
Ma davvero pensiamo che il solito meccanismo di scambio di ruoli tra i soliti noti sia ancora una formula che porta a risultati sicuri, anche in una realtà forte e di nuovo in crescita come quella di Imola? Siamo sicuri che chi ha fatto da front man nell’amministrazione Marchignoli (che pure va riconosciuta come positiva e innovativa) possa essere anche il motore dell’innovazione nei prossimi dieci anni? Davvero basta un volto affidabile e rassicurante in questi tempi di rabbiose spinte populiste e anti vecchi equilibri?
E’ lo stesso Montroni che in questi mesi si è affannato a dire a tutti quelli che sono andati ad interpellarlo sul suo futuro, che lui non era disponibile a questo gioco delle tre carte. Lo ha fatto con grande fermezza e dignità e credo che questo sia un elemento che va a suo merito. L’incombere delle scadenze – non tanto per lui – e l’inevitabile appesantirsi del respiro di fronte al profilarsi dell’ostacolo elettorale, non può annacquare il senso delle motivazionI che portano Montroni a dire no, fino ad oggi, ad una sua candidatura a Primo Cittadino di Imola.
Per valorizzare le sue qualità, per massimizzare i risultati e il prestigio che il territorio imolese può avere, è giusto fare fino in fondo una battaglia per raddoppiare la nostra presenza nelle istituzioni nazionali. Abbiamo carte bellissime in mano per portare a casa l’intera posta.
… Ma il tema delle persone, inevitabilmente, si incrocia con la necessità di un grande confronto sul progetto politico per la città di domani e le alleanze su cui questa idea può crescere nei prossimi mandati amministrativi.
Se parliamo di politica ritengo necessario che la frase “Per tentare di scongiurare l’avanzata dei grillini, l’idea è allora quella di guardare alle forze civiche imolesi” pronunciata qualche giorno fa da Massimo Palmizio, coordinatore di Forza Italia in Emilia Romagna, sia da leggere con interesse, mostrando sensibilità. Se un partito moderato e con disponibilità ai temi del cambiamento e dell’innovazione getta a mare chi per anni l’ha rappresentato in città creando zizzania e confusione, forse è il caso di riflettere e capire come la vecchia alleanza (per altro non riproducibile come 5 anni fa) può evolvere e diventare un riferimento civico di alto profilo riformista.
Ci sono poi due punti su cui è bene essere chiari. In questi ultimi anni c’è un tema che è stato trascurato e che oggi emerge in tutta la sua pesantezza: la mancanza di un protagonismo del PD sia in termini di elaborazione di un progetto per la città, demandando tutto alla leadership del sindaco; sia la mancanza di una prospettiva di formazione di una nuova classe dirigente giovane, dinamica e all’altezza della sfida del governo della città. A me questa pare un’emergenza.
Conosco da quando aveva i calzoni corti Davide Tronconi. E’ una persona molto seria e davvero dotata di una qualità rara: un enorme senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni. Proprio perché lo stimo e credo che l’amministrazione della città abbia bisogno di lui, credo che gli si farebbe un torto, un danno, se gli venisse chiesto di farsi carico del maggiore impegno istituzionale che c’è nel nostro territorio. Il dispendio di energie nervose, la necessità di affrontare tensioni emotive, io ritengo sarebbero eccessive per lui. Chi ha un carattere sensibile e mite in certe situazioni viene esposto a un rapido logoramento. Scrivo queste cose – ripeto – con molta stima nei suoi confronti e in cuor mio persuaso che anche lui sia convinto che l’idea di potere essere candidato a sindaco sia più un macigno sulle sue spalle che una sfida da onorare mettendo il resto della propria esperienza umana in secondo piano (perché è questo che significa fare il sindaco di una grande realtà come la nostra).
Infine voglio parlare di un’altra di quelle persone indicate come possibile candidato a sindaco: Marco Panieri. Nutro per lui un affetto particolare, quasi fosse un po’ mio nipote. Credo che tra tutte le persone che ho incontrato in questi mesi sia quello che ha più energia, più idee, più voglia di fare delle cose per la città e nutra per Imola lo stesso amore che avere la generazione di suo nonno Giorgio Bettini. Tutte queste qualità non sono sempre gestite con lucidità, ma a volte annegate in un presenzialimo senza qualità che rischiano di oscurarle. Se le cose fossero state gestite diversamente (non da lui, ovviamente) non avrei alcun dubbio nel pensare che Marco potrebbe essere il candidato ideale: giovane, intraprendente, lavoratore, conosciuto, rispettato… Oggi purtroppo, il suo percorso mi appare monco, non completo e credo sarebbe un azzardo troppo grosso per lui e per la città affidargli la guida della nostra parte politica in un confronto elettorale durante il quale è facile presagire uno scontro molto aspro. Soprattutto vedo necessaria un’esperienza politica più matura e far crescita il suo carisma. Per rendere più grande, rappresentare e governare un’alleanza larga con un tasso di innovazione programmatica più elevato rispetto ad oggi, servono spalle più larghe delle sue.
L’ho detto anche a lui (senza rilevare alcun entusiasmo): le sue qualità potrebbero essere esaltate e valutate adeguatamente nell’esperienza di segretario del Partito Democratico imolese. So perfettamente che non si tratta di un compito che esercita particolare attrazione, ma proprio per questo chi ha idee e forza, come lui, dovrebbe accettare la sfida della ricostruzione di un’iniziativa politica, culturale, aggregativa all’altezza del nuovo millennio delle innovazioni. Chi come lui ha una famigliarità con gli strumenti della rete può osare dove chi c’è stato prima di lui non poteva neppure immaginare di arrivare: ridando senso ad una partecipazione fatta dal basso, sperimentando nuovi luoghi dell’azione politica, essendo in grado di “aderire alle pieghe della società” trovando idee e proposte per fare crescere una comunità democratica su cui Imola possa ancora contare con fiducia.
Sento già le obiezioni a queste riflessioni: “Caprara dice queste cose perché vuole essere lui”…
(A parte il fatto che se uno scrive queste cose si brucia ogni possibilità di alleanza con tanti protagonisti delle scelte di governo della città).
Ma la mia risposta su questo è chiara: chi manca da tanto tempo da una realtà come la nostra è inevitabile che appaia come un corpo estraneo, un marziano, e la cosa più intelligente è prendere atto rapidamente di ciò…
Detto questo, sono del tutto convinto che lo scenario politico imolese non è una valle di rovine: sono stato favorevolmente impressionato da personalità che hanno qualità umane, culturali, di impresa in grado di fare vivere qui una nuova stagione di innovazione sociale, economica, culturale ed urbanistica sostenibile. E questi, a ben vedere, sono gli stessi obiettivi che definiscono l’identità e il profilo della moderna sinistra di governo.
Una riflessione molto interessante che condivido
ho letto con attenzione le tue riflessioni che condivido soprattutto nei riferimenti a chi non dovrebbe candidarsi. nella stessa ottica di non fare voti di scambio aggiungere che Raccagna non deve essere automaticamente candidato a sindaco in quando è ora segretario. ora più che mai aspetto un programma che mi convinca!
C’è questo link, nel pezzo, dove si arriva a questo articolo di alcuni giorni fa… e anche pubblicamente avevo già detto che secondo me il segretario del PD non era un candidato. Quindi non volevo infierire, perchè i miei non sono giudizi personali, ma politici.