Elezioni 4 marzo 2018: Ci sono 3 schieramenti tra cui scegliere
Oggi si vota. Per chi ha la mia storia è una giornata molto importante. Mi tornano sempre in mente, in prossimità di questi momenti, tanti grandi personaggi che ho avuto la fortuna di incontrare e che hanno segnato la mia formazione politica e la mia vita. Uno di questi è Giorgio Amendola, che vidi in un suo comizio alla Faggiola quando avevo 13 o 14 anni. Un uomo forte, con una faccia da pugile e un pensiero raffinato. Nella mia memoria rimane un episodio dolce e forte dei suoi ultimi giorni di vita, quando ormai minato irrimediabilmente da un male incurabile, passava testardamente il tempo a provare a tenersi in piedi per riuscire a salire i tre gradini che lo avrebbero condotto al seggio dove avrebbe votato per il suo partito.
Votare è un diritto che è costato sofferenze e sacrifici dei nostri padri e dei nostri nonni e continuo ad essere convinto che in tutti i case sia un dovere da esercitare e da praticare con intelligenza.
La campagna elettorale che ci siamo lasciati alle spalle è stata molto diversa da quelle che ci hanno preceduto nella storia d’Italia. Non si può dire che sia stata migliore o peggiore delle altre perchè praticamente non l’abbiamo vista. Il 90% della comunicazione è avvenuta nei social o via telefono e – particolare non irrilevante – i leader non hanno accettato di confrontarsi direttamente in TV.
La sparizione della campagna elettorale e l’impossibilità dei partiti di comunicare è data da una legge a mio parere assurda che ha tolto loro ogni finanziamento pubblico. Si è deciso in modo a mio parere miope di annullare la propaganda politica e di restringere le opportunità di conoscenza dei programmi e dei candidati e, per evitare abusi, si è vietato anche un uso adeguato di risorse che aiutano il corretto svolgimento della competizione elettorale, favorendo di fatto solo chi queste risorse le ha. A mio parere si è violata la Costituzione che vede nei partiti il modo di organizzare la democrazia.
La scelta che dobbiamo fare oggi è ristretta a tre schieramenti politici: Il centro sinistra, il centro destra e il Partito del M5S. Votare per gli altri partiti ha un significato non molto diverso da chi sceglie di astenersi. Sono opzioni di testimonianza che non possono incidere in modo positivo sull’esito della competizione. Lo possono fare solo in negativo.
Il Partito del Movimento 5 Stelle ha fatto una buona campagna elettorale. E’ riuscito a nascondere sotto il tappeto le devastanti esperienze di governo che alcuni suoi esponenti stanno portando avanti in questi anni e – nonostante abbia una vita interna autoritaria e inquietante – ha mascherato con un alone di innovazione un programma di governo sgangherato, che non ha alcuna sostenibilità economica (e, io ritengo, neppure sociale). Tra le tante cose che non mi convincono (non solo 5) di questo partito, credo che il livello di totale incompetenza che stanno dimostrando ovunque i suoi dirigenti sia il più grave. D’altra parte, per certi versi, il fatto che chiunque si può presentare e avere la possibilità di diventare parlamentare è anche l’elemento che lo rende più forte, più vicino alla gente. La politica – che è attività che richiede un livello di professionalità e di preparazione alto – con questo partito di dilettanti diventa interessante per tanti, perchè è facilmente “scalabile” e tutti possono ambire a raggiungere posizioni inimmaginabili in altri agglomerati politici.
Il Centro Destra è formato da quattro sigle che rappresentato quattro mondi che difficilmente potranno stare insieme o anche dialogare e realmente collaborare dopo le elezioni. E’ un’alleanza tattica che, probabilmente, nella serata di oggi potrà vantare un risultato molto significativo e potrebbe anche arrivare ad avere la maggioranza sufficiente a governare l’Italia. Io credo che questo sia un pericolo reale e quindi uno dei motivi fondamentali della mia scelta è cercare di evitare questa eventualità. Le posizioni della Lega sono su certi temi aberranti e indegne di una forza politica di governo. La proposta di flat tax che ha caratterizzato tutta la campagna elettorale di questo schieramento politico penso potrebbe rappresentare un elemento devastante sui conti pubblici italiani (ancora in uno stato di convalescenza). Pensare che nel 2018 un uomo politico ottantunenne possa essere ancora così attrattivo nonostante le pessime prove di governo che ha fornito in ventiquattro anni di esercizio del potere è quanto meno scoraggiante. Io rimango convinto, come lo ero nel 1996, che nell’ala moderata del centro destra italiano ci siano delle energie positive, innovative, dinamiche che potrebbero avere un ruolo importante nel governo del Paese e che serve una proposta politica in grado di attrarle e di emanciparle dallo schema nel quale oggi sono ancora ingabbiate.
Il risultato del Centro Sinistra dipende da come reagiranno gli elettori del Partito Democratico. La devastante gestione del referendum costituzionale del dicembre del 2016 ha condizionato la vita del partito. L’Italia ha perso una grande occasione di modernizzazione e il PD, con quella sconfitta, ha smarrito la sua capacità di espansione. I motivi sono molti e sono da ricercare anche nell’approssimazione, nella fretta, nella smania riformatrice che sono insite nel carattere di Matteo Renzi. Ciononostante io voterò per questo partito. Lo farò senza turarmi il naso perchè ritengo che sia la forza politica che ha rinnovato e rinvigorito un progetto riformista dell’Italia. Perchè ha operato con buoni successi in un periodo di crisi economica del nostro Paese elevando il tasso di giustizia sociale, di innovazione e di efficienza dello Stato. Garantendo un governo affidabile, autorevole e serio prima con Enrico Letta, con lo stesso Matteo Renzi e poi con Paolo Gentiloni. Le persone che hanno occupato posti chiave nel governo in questi anni hanno dato, a mio parere, una buona prova complessiva. Per le cose fatte e per quelle che si propongono di fare ritengo che meritano fiducia.
Veniamo poi ad Imola. L’altro giorno sono andato a vedere il confronto tra i candidati alla Camera dei Deputati nell’uninominale organizzato da Nuovo Diario Messaggero. Non ne sono uscito particolarmente entusiasta. Io credo che le liste di candidati che propone il PD siano qualitativamente molto al di sotto di quello che le sfide che ci attendono richiedono. Serse Soverini, candidato alla Camera del collegio di Imola, è un paracadutato che non ha dimostrato in quel confronto di essere migliore degli altri e – spero di sbagliare – non mi pare che possa rappresentare un riferimento sicuro nei prossimi anni per la nostra comunità. Ma siamo chiamati ad esprimere un voto politico e non c’è possibilità di dare un voto disgiunto per cui, anche per Imola, vale il ragionamento che ho fatto prima.
Fortunatamente Imola sarà rappresentata al Senato da un uomo come Daniele Manca. La “camera alta” in questa legislatura potrebbe essere il luogo dove l’esperienza politica e le qualità di mediazione potranno avere un peso molto rilevante e io auguro a Daniele di dimostrare anche in quel contesti le sue doti e le sue qualità. Detto questo avere tra i candidati del PD del listino al Senato al terzo posto uno come Ernesto Carbone, quello del famigerato “Ciaone” dopo che nel referendum sulle trivelle non si raggiunse il quorum, non è certo un motivo di orgoglio. Spero solo che non si sia fatto vedere molto spesso dalle nostre parti.
Ancora un’annotazione. Tutti quelli che si occupano di politica anche solo da osservatori sanno che l’Armata Brancaleone di LeU si sfalderà un minuto dopo le elezioni. Nonostante ci siano delle persone che stimo, a cui voglio bene, e che meritano grande rispetto come D’Alema e Civati, appare evidente che questa è un’operazione fatta esclusivamente contro un uomo: il segeretario del PD. Non è questo un modo di fare politica che la nostra vecchia scuola insegnava. L’unità del partito era (ed è) un valore fondamentale. Essere stati battuti in alcune occasioni voleva dire che non erano sbagliate le idee della maggioranza, ma che evidentemente erano le idee di gente come Speranza e Zoggia che non potevano convincere gli elettori del PD e che le prove date dal gruppo dirigente precedente a questo non erano più adeguate alle sfide di un centrosinistra moderno e innovativo. Ho trovato davvero sbagliato, miope e poco onesto fare una scelta tanto devastante ed estrema, fondare un partito, senza impegnarsi in una battaglia politica dentro il partito, scegliendo addirittura una guerriglia alle elezioni per garantirsi un pugno di posti in parlamenteo. Ora è probabile che LeU possa arrivare alla soglia del 3% necessaria ad avere una propria rappresentanza, ma quel drappello di deputati e senatori che forse eleggeranno sarà del tutto ininfluente a qualsiasi progetto di innovazione e di riforma necessario al Paese. Spero che ad Imola le persone di valore che hanno scelto questa scampagnata non siano arrivate troppo lontano e mi auguro che i compagni e gli amici che vedo attivi in questa esperienza possono essere attori protagonisti per dare forza ed idee al nuovo governo della città.
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